Sergio Tosoni – Mister T.

Mister T., bresciano, anni 46.

Mister T. nasce allevatore e muratore, impara la prima professione dalla madre e la seconda dal padre; i genitori però vengono a mancare presto e il nostro T si trova all’età di 21 anni con 100 capi di bestiame da carne, una ventina di maiali e 15 ettari di terreno.  Resiste per circa 2 anni, poi decide di cessare l’attività di allevamento e negli anni ’91 e ’92 vende tutti i capi. Segue un quinquennio in cui Sergio (ma si è proprio lui, il Tosoni di Castelvenzago!) mantiene il piede in due scarpe: conduce i terreni di proprietà (mais, medica e un po’ di cereali, a rotazione) e nel periodo invernale continua a fare il manovale. Nel ’97 la svolta: si rende conto che condurre 15 ettari non è così semplice, così decide di piantare un bosco di 4 ettari e di occupare altro terreno con un meleto (500 piante). L’anno successivo si fa seguire dalla Associazione La Buona Terra nell’intraprendere il percorso della certificazione biologica dei terreni. L’anno dopo ancora, il 1999, colto da un raptus da vignaiolo, pianta un ettaro di vigneto. Insomma il nostro Sergio è alla ricerca di una propria dimensione e gli ci vogliono ancora un paio di anni per chiarirsi le idee e, soprattutto, capire che con quanto aveva messo in piedi difficilmente poteva campare. Così nel 2001 (nel frattempo il terreno è certificato da IMC) compie l’ennesimo tuffo: avvia una produzione ortofrutticola. Sergio ammette di essersi buttato senza troppa esperienza (si narra che facesse le colle per le patate servendosi della cazzuola…) ma il suo accanimento nel voler riuscire gli ha consentito di passare tutto sommato indenne i primi 5 durissimi anni. Soprattutto l’esperienza dei due lavori precedenti, allevamento ed edilizia, gli aveva insegnato che per fare una cosa bene è meglio fare solo quella. Sergio infatti sceglie di produrre un limitato numero di prodotti. Le angurie e i meloni rappresentavano nell’immaginario i desideri del suo essere bambino; le zucche e zucchine, i pomodori, le patate, i fagioli, erano gli ortaggi che non possono mancare in una famiglia. Nessuna particolare strategia di mercato quindi, difatti la vendita ha sempre rappresentato un problema per Sergio.
I primi anni confida tutto in un cartello messo lungo la strada, poi lo aiutano un po’ le conoscenze: il Cammino di Bedizzole gli ritirava già i foraggi nel periodo della conversione e successivamente gli ritirò anche angurie, zucche e altro; poi prese a frequentare il magazzino 47, mercato al quale Sergio è molto legato e deve molto.
Sergio ammette di essere in debito di gratitudine anche con il vivaista che gli ha sempre fornito le piantine per le sue colture: ha trovato in questi non un semplice fornitore, ma un punto di riferimento per imparare come fare l’agricoltura biologica e come comportarsi con le varie problematiche che nel tempo gli si sono presentate.

Non ha sempre lavorato da solo Sergio, anzi. Grazie ad un contatto con una scuola agraria austriaca, fornitogli dalla Buona Terra, ha ospitato nel periodo dal 2002 al 2005 dei ragazzi impegnati in uno stage estivo di 3 mesi; poi dal 2008 al 2011 si è avvalso della collaborazione come stagionale di un ragazzo di colore, ritornato poi al proprio paese d’origine. Da un paio d’anni ha ritrovato in Gibril, senegalese, il valido supporto che aveva perso con la dipartita del precedente avventizio.

Negli ultimi anni ha tenuto aperto, un giorno a settimana, uno spaccio presso l’azienda, ma oggi lamenta che con questo canale riesce a fare solo il 5% delle sue vendite. Attraverso il mercato 47 e alcuni rivenditori riesce a fare il 60 % mentre dal circuito della PDO ricava il rimanente 35%.  Da qualche anno ha il pallino del vino, infatti nel 2009 ha piantato un altro ettaro di vigneto e dall’anno scorso il suo marzemino e merlot sono certificati biologici. In questo settore lamenta tuttavia una eccessivo carico burocratico e questo sembra già dissuaderlo dal voler proseguire. Insomma Sergio è uno che ama buttarsi, lo ha dimostrato anche con la scelta di ospitare l’avvio della PDO, nella quale continua a credere molto e per la quale ha deciso di continuare ad investire, ad esempio con la installazione nel prossimo futuro, di tre serre.

Però il nostro Sergio è anima irrequieta, dopo i tanti tuffi fatti in passato e vista la sua performance in occasione dell’ultima festa GASsata, non mi stupirei se dovesse mollare tutto e andare a suonare la chitarra (e voce) in qualche gruppo di giovani scapestrati….

Buoni ortaggi a tutti!

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