I Gruppi di Acquisto Solidale e il TTIP
Per chi conosce un po’ il mondo dei GAS (Gruppi di Acquisto Solidale) e ha capito almeno nella stessa misura di cosa tratta il TTIP (trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti), potrebbe convenire come ai consumatori consapevoli interessi relativamente poco che sul mercato italiano possano arrivare da oltre oceano bistecche agli ormoni o polli sbiancati al cloro.
Ma a coloro che, all’interno dello stesso mondo dei GAS, cercano di ricostruire un tessuto economico locale basato su patti fiduciari e che coinvolga il maggior numero di soggetti possibile, il fatto che si metta nuovamente mano a livello macroeconomico a meccanismi che esasperano ulteriormente la distanza tra chi produce e chi acquista e che rendono ancora più nebulosa la conoscenza dei prodotti che ci si porta a casa e nel piatto, certamente non può andar bene.
Nei GAS si privilegia il rapporto di conoscenza diretta con chi produce, che deve quindi essere un soggetto territorialmente vicino. Nei GAS si privilegiano cicli produttivi rispettosi dell’ambiente, prodotti biologici quindi, e in nome di questo rispetto si fanno “le pulci” a chi produce, indagandone vari aspetti che spaziano dalla dignità del lavoro al consumo delle risorse.
Dieci, venti o trenta famiglie che attraverso il proprio Gruppo fanno acquisti con questo tipo di consapevolezza, sono certamente poco interessate se attorno a loro si prendono accordi macroeconomici che riguardano una sfera di consumo dalla quale hanno già deciso di star fuori.
Ma negli ultimi dieci anni i GAS, in nome di un modello economico diverso, hanno deciso di non volersi chiudere nella propria isola felice e perciò in vari luoghi del nostro paese, le reti di GAS hanno intrapreso percorsi accomunati dall’acronimo di DES: Distretto di Economia Solidale.
Tali percorsi hanno l’ambizione di estendere l’approccio critico al consumo in un determinato territorio e, in nome della Solidarietà reciproca tra chi in esso produce dei beni e chi di questi beni ha bisogno, creare un nuovo tessuto economico, solidale appunto, che sia teso a difendere quel medesimo territorio.
Nel momento in cui ci si apre in questo modo, scontrandosi con le dinamiche del mercato dominante, ci si rende conto di quanto sia difficile essere inclusivi e, anzi, evitare di essere in qualche modo inglobati da quella sfera governata da leggi macroeconomiche che si ritengono ingiuste verso il pianeta e le persone e da cui si tende a rifuggire.
Per questo chi, facendo parte di un GAS e condividendo il percorso verso i Distretti, ha in animo la tutela del territorio, del lavoro locale, della propria salute, oggi ha l’obbligo morale di essere anche contro al famigerato Trattato Transatlantico. Il Trattato mira infatti ad abbattere tutta una serie di vincoli normativi, nell’ambito dell’ordinamento Europeo, per consentire il libero scambio di prodotti. Nel settore alimentare questo significherebbe il venir meno di una serie di principi, tutti afferenti a quello di maggior tutela della salute delle persone, che si sono affermati negli ultimi 40 anni di storia europea.
Non solo, ma il Trattato andrebbe ad anteporre l’interesse delle aziende private a quello della collettività, consentendo alle prime di citare in giudizio gli stati o le comunità che avessero messo in atto misure che in qualche modo potrebbero limitare l’accesso di prodotti a quel mercato di quella particolare comunità. Se si trattasse di citazioni di fronte alla giustizia ordinaria di uno stato, ci potrebbe anche stare; ma di fatto il TTIP prevede la istituzione di soggetti privati che dovrebbero fungere da garanti rispetto all’applicazione del trattato, al di fuori quindi della giustizia ordinaria. Questo è uno dei maggiori paradossi messi in campo dal TTIP: anteporre l’interesse di aziende private alla sovranità dei popoli. Possiamo essere favorevoli ad una tale prassi?
Nel territorio del Basso Garda una piccola rete di GAS ha dato vita, da ormai quattro anni, ad una Associazione che si chiama “verso il Distretto di Economia Solidale del basso Garda”. Con il progetto della Piccola Distribuzione Organizzata (PDO) del basso Garda, l’Associazione sta proprio cercando di creare i presupposti affinché si instauri nel territorio un patto solidale ampio e diffuso tra chi produce alimenti nella filiera del biologico (ortaggi, frutta e trasformati) e chi li consuma.
Il TTIP non mette a repentaglio la possibilità che progetti come quello della PDO del basso Garda possano proseguire, ma posa ulteriori pesi sul piatto per noi sbagliato della bilancia, quello di un libero mercato che ha come unico obiettivo l’accumulo di capitale da parte di un oligopolio di imprese ad azione planetaria, a prescindere dagli effetti che ciò possa comportare sull’ambiente.
Non a caso, quindi, il mondo dei GAS e dell’Economia Solidale si è messo in campo per contrastare il TTIP ed è tra i promotori e sostenitori della campagna europea STOP TTIP.
Per approfondimenti sulla campagna si può consultare il sito talihttps://stop-ttip-ia.net/
Per approfondimenti sul mondo dei GAS e dell’Economia Solidale italiana: http://www.economiasolidale.net/
Per approfondimenti sulla PDO del Basso Garda: http://www.pdobassogardabio.it/
TTIP: no grazie!