Oggi, esternalità!

Nel gergo dell’economia i disastri ambientali, tipo quello recente accaduto in Brasile, sono definiti “esternalità negative”.

Un’attività economica può influenzare negativamente il benessere dei soggetti esterni senza dare nulla in cambio. L’attività responsabile dell’influenza, genera l’esternalità negativa nel momento in cui non la conteggia tra i costi di produzione. Gli economisti classici sostengono che le esternalità negative, se ricondotte nella logica del mercato, possono essere positivamente risolte attraverso una contrattazione tra i soggetti coinvolti. Questo concetto, teorizzato da Ronald H. Coase nel 1960 (gli valse peraltro il premio nobel per l’economia, nel 1991), prevede che, attraverso il mercato, la somma complessiva delle esternalità negative e ciò che è disposto a pagare chi le causa a seguito di questa contrattazione tra le parti, conduca comunque ad un aumento del benessere del sistema nel suo complesso. Un sistema che sembra funzionare davvero: pensate al commercio delle emissioni dei gas climalteranti…

Inviterei gli economisti seguaci di Coase a provare a spiegare questo concetto agli indiani Krenak, il popolo indigeno che vive sulle rive del Rio Doce.

Sono proprio queste sciagure che invece dovremmo valutare al di fuori del mercato. Nel mercato vengono presi in considerazione quali unici soggetti destinatari di effetti positivi e negativi gli esseri umani. Non solo, si considera che il denaro possa alleviare qualsiasi effetto negativo.

Ad esempio, si stima che i danni complessivamente causati dal disastro dello scorso 5 novembre dovuto alla rottura delle due dighe nella regione sud-orientale del Brasile Minas Gerais, con il conseguente sversamento nel bacino idrografico del fiume dolce di oltre 60 milioni di metri cubi di fanghi ricchi di metalli pesanti, possano valere suppergiù 27 miliardi di dollari. Credete forse che saranno pagati dai colossi dell’industria mineraria mondiale Bhp Billiton e Vale? Per ora pare gli siano stati chiesti 250 milioni di dollari….

Ma soprattutto, credete che questi colossi si fermino in un mondo che continua ad avere fame di metalli sottratti dalle viscere della terra? E come loro quelli dediti a stanare petrolio dai meandri più reconditi? Quelli intenti a dopare la natura attraverso la chimica e la riduzione della biodiversità?

L’unico modo per arrestare questa bulimia è costringerli a cambiare drasticamente dieta: loro ci danno quello che noi gli chiediamo…

BUONE RIFLESSIONI A TUTTI…

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