Pezzo di recensione dell’8 gennaio 2015

All’ attento consumatore di ortaggi non sarà sfuggito che nel pezzo di carta dello scorso 17 dicembre si fece riferimento all’ultimo libro di Jeremy Rifking, laddove si accennò alla narrazione cosmologica del Capitalismo.

Ma in “La Società a costo marginale zero” gli spunti di riflessione sono molti, molti di più. Verrebbe da pensare che il buon vecchio Jeremy ci tenga proprio ad essere ricordato, come egli fa con Martin Lutero, John Locke, Adam Smith, David Hume e Jeremy Bentam a proposito del capitalismo, tra i pensatori che contribuiranno alla creazione del nuovo paradigma economico.
Personalmente lo quoto, anche se non in tutto.

Ma con queste righe, come al solito, voglio condividere con voi delle riflessioni che in qualche modo si intrecciano con i nostri percorsi.

Non prima però di avere richiamato la vostra attenzione alla colonna di destra di questa pagina, nella quale trovate l’appuntamento del prossimo 25 gennaio con il PRANZO SOCIALE dell’Associazione verso il DES basso Garda. Preciso che non si tratta di un pranzo esclusivamente per i soci, è aperto a tutti gli interessati, i curiosi e anche a coloro che si imbattono casualmente in queste righe e hanno voglia di passare una mezza giornata conviviale in buona compagnia.

Mi raccomando prenotate entro il 20 gennaio inviando una mail a des.bassogarda@gmail.com , specificate tipo di menù, numero di adulti e di bambini.

Alcuni esempi per spiegare cosa sia il concetto di costo marginale zero.

Il Cray 1-A, il primo super computer creato alla fine degli anni  ’70 del XX secolo costava circa 9 milioni di dollari e aveva una potenza di calcolo inferiore a quella di un comune cellulare che oggi è venduto a poche  centinaia di dollari. Un gigabite di memoria su disco rigido nel 2000 costava 44 dollari, oggi costa pochi centesimi. Le celle fotovoltaiche nel 1976 costavano 60 dollari al watt, oggi costano poco più di mezzo dollaro. E via di questo passo, si scopre che molti beni materiali hanno oggi dei costi di produzione bassissimi, andati diminuendo in relazione allo svincolarsi dal lavoro umano e all’efficientamento termodinamico dei cicli di produzione. Ciò è stato possibile grazie all’avvento della tecnologia e alla creazione di infrastrutture, quelle per la distribuzione dell’energia, per la comunicazione e per la logistica.

Ovviamente questo processo non è stato indolore, da un lato per la devastazione ambientale che ha comportato, dall’altro perché, è oramai giunto il tempo di riconoscerlo, produttività e lavoro hanno due curve differenti. La seconda oramai è in continuo declino. Perciò non ha più nessuna ragione sociale continuare a perseguire l’incremento della produzione.

In questo scenario si affaccia negli ultimi venti anni una nuova accoppiata di infrastrutture: internet e le energie rinnovabili a produzione diffusa. Si tratta di infrastrutture che di per sé tendono a favorire quella che Jeremy chiama “la collaborazione laterale”: milioni di persone nel mondo possono condividere il sapere, scambiarsi oggetti, posti letto, posti auto a costi bassissimi; possono mettere in rete energia elettrica rinnovabile il cui unico costo è dato dall’investimento iniziale dell’impianto. In Italia il giorno 16 giugno del 2013, per la prima volta nel nostro paese, si è verificato per due ore l’azzeramento del costo dell’energia poiché la domanda è stata completamente soddisfatta da fonti energetiche rinnovabili.

La comunicazione oramai circola in rete ad un costo prossimo allo zero, per volontà di una moltitudine di persone che hanno creato un Commons sociale. L’avvento della stampa 3D sta azzerando anche i costi di progettazione degli oggetti e favorendo una produzione distribuita. La condivisione di esperienze di malattie in questo Commons Sociale sta gradatamente innescando un fenomeno di Sanità alternativa i cui costi sono prossimi allo zero e della quale moltissime persone sono più soddisfatte rispetto al sistema sanitario tradizionale. La condivisione di contenuti multimediali, sta azzerando i costi di diffusione della musica, della letteratura, della conoscenza e i colossi di questi business non possono fare altro che stare a guardare di fronte ad una comunità che si disinteressa sempre più del copy right: il modello che si afferma è quello che privilegia l’accesso rispetto al possesso. Il poter accedere ad un bene senza doverlo acquistare significa che se ne farà un uso limitato al bisogno, moltiplicandone in tal modo la fruibilità da parte di altre persone: la vita delle cose si allunga e ne serviranno meno. Esperienze di questo tipo sono veicolate dal Commons Sociale di internet a costi bassissimi.

Insomma si sta progressivamente affermando un modello reticolare in cui i consumatori divengono produttori dei propri beni e servizi: ciò che Gandhi delineò oltre 70 anni fa, esprimendo il concetto dello Swadeshi, sembra che grazie al binomio internet e produzione energetica reticolare da fonti rinnovabili, possa oggi finalmente trovare una concreta possibilità di realizzarsi.

Non la produzione centralizzata per le masse, ma la produzione locale, comunitaria, dalle masse.

Ora, parlare di prodotti della terra e di prodotti ad alto contenuto tecnologico non è propriamente la stessa cosa, ma il concetto dello Swadeshi da un lato e quello del Commons Sociale di internet dall’altro, credo siano una buona prefigurazione di quello che i Distretti di Economia Solidale stanno cercando di fare nei territori.

Per oggi mi fermo qui, ma preparatevi perché la lettura non è ancora terminata e la prossima volta parleremo di Commons….

BUONI ORTAGGI A TUTTI

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