Piccola Distribuzione Organizzata del basso Garda – Pezzo di Carta del 24 settembre 2014
Oggi voglio parlare di PEPE. No, non parlo della spezia … portate pazienza, ho una taglia maxi, ma la storia merita ….
È salito alla ribalta mondiale per due episodi risalenti al 2012. Il primo, una intervista rilasciata ad un importante quotidiano spagnolo nel mese di maggio il cui titolo faceva richiamo al Presidente più povero al mondo. Il secondo, un discorso pubblico pronunciato alla conferenza internazionale sullo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (Rio+20) nel giugno dello stesso anno. Notizie rimbalzate sui social in tutto il mondo, video e fotografie diventate virali, come si dice in gergo. Anche nel recente passato girano foto che lo ritraggono come un normale cittadino in coda all’ufficio postale o a mangiarsi un panino in un bar di periferia.
Il Presidente dell’Uruguay è quindi un personaggio che incarna il modello di politico che tutti i cittadini insoddisfatti della propria classe dirigente vorrebbero: semplice, che guadagni poco, che conduca una vita sobria, che sia, insomma, un normale cittadino come tutti gli altri.
Ecco i messaggi che lancia l’informazione mainstream. Ma lui stesso puntualizza:
“… sono un vecchio un po’ pazzo, esigente e velenoso come un ragno, mi prendono come modello. Però il modello non sono io, il modello è la crisi di credibilità che c’è nelle società contemporanee”.
Ma la storia del personaggio José Alberto Mujica Cordano è molto, ma molto di più di questo.
E perché parlarne qui, sul pezzo di carta coccolato dagli ortaggi del basso Garda e che di norma viene letto dai GASisti?
Perché nel leggere la sua biografia, di recente pubblicazione per quelli di NOVA DELPHI scritta a 4 mani da Nadia Angelucci e Gianni Tarquini, vi si trovano varie riflessioni interessanti per chi cerca di perseguire un modello economico alternativo a quello capitalista e anche perché si scopre come un rivoluzionario debba comunque scendere a compromessi, sia che si tratti di seguire degli ideali politici che di approcciare in modo critico i propri consumi. Ma percorriamo rapidamente la straordinaria vita del personaggio PEPE.
Mujica aderì in gioventù al Movimento di Liberazione Nazionale Tupamaros, formatosi nel 1965 per fronteggiare le politiche fortemente reazionarie di stampo filoamericano che caratterizzarono i primi anni ’60 nel paese sudamericano. Si trattava di un movimento di azione politica armata che sino al 1973, anno in cui tutti i suoi leader furono incarcerati, ebbe modo di portare a termine numerose azioni contro le politiche repressive del governo Uruguayano. Pepe Mujica conobbe il carcere dal 1972, luogo dal quale assistette al colpo di stato militare del giugno 1973 che instaurò la dittatura. Dal 7 settembre del 1973 i 9 leader dei Tupamaros, tra i quali Pepe, furono gettati nei Calabozo, delle celle di isolamento di 120 cm di lato e 180 cm di altezza. Questo trattamento fu riservato solo a questi personaggi simbolo con l’obiettivo di isolare, punire, demolire psicologicamente e fisicamente per tutti e tredici gli anni che durò la dittatura, la loro persona e la loro immagine. Il loro doveva essere un esempio per tutti, furono infatti considerati degli ostaggi, rehenes, motivo di ricatto per un popolo intero.
Il 10 marzo del 1985 Pepe tornò libero. Una delle prime cose che fece fu ricongiungersi con Lucia Topolansky, anch’essa fuoriuscita dal carcere, con la quale aveva iniziato una relazione negli ultimi anni di attività dei Tupamaro. Con lei, per i successivi 10 anni, si riabituerà alla normalità della vita; tornerà a coltivare fiori, come da giovane prima della clandestinità nei Tupamaro, acquisteranno un piccolo appezzamento di terreno e si costruiranno una piccola casa, la stessa che oggi è della copia presidenziale e nella quale trascorrono la maggior parte dell’anno.
Sono comunque 10 anni di militanza politica per Mujica, questa volta non come rivoluzionario armato, ma come personaggio che ha maturato una profonda convinzione: quella che il “sistema” vada cambiato dall’interno. Così il MLN aderisce al Frente Amplio, una coalizione politica di movimenti di sinistra che vedrà portare per la prima volta in parlamento due suoi rappresentanti nel febbraio del 1995.
Inizia così la attività parlamentare di Pepe: sarà per 5 anni deputato e per 5 anni senatore. La stessa coalizione risulterà vincitrice alle elezioni del 2005 e l’Uruguay avrà per la prima volta nella sua storia un governo di sinistra, con Mujica ministro dell’agricoltura. L’ex rivoluzionario divenuto ministro ha settant’anni e per lui è giunto il momento di convolare a nozze con la sua Lucia.
Sarà proprio la sua compagna, eletta a capo del senato in qualità di parlamentare più votato alle elezioni del novembre 2009, a presiedere la cerimonia del giuramento da Presidente di Pepe, nel febbraio del 2010.
Dal suo primo ingresso in parlamento nel 1995, quando Pepe si presentò davanti al Palazzo Legislativo di Montevideo in scooter, indossando dei jeans e una giacca a vento, la sua immagine è sempre la stessa. Quel giorno un poliziotto gli si avvicinò chiedendogli se intendeva fermarsi molto, poiché avrebbe potuto intralciare l’arrivo dei parlamentari per il loro insediamento ufficiale a Palazzo. Lui rispose “Mi fermo 5 anni, se non mi fanno fuori prima”.
L’immagine di sobrietà che lo accompagna ancora oggi non è creata, gli è propria e probabilmente è stata la sua semplicità e capacità comunicativa innata a portarlo dove è ora.
E l’attività di Governo di un rivoluzionario? Pepe riconosce che non si può pensare di fare azioni rivoluzionarie stando al governo, il suo discorso di insediamento sarà incentrato sulla apertura al dialogo con tutti, perché lui è convinto che la base della democrazia sia il dialogo. “Cercheremo il dialogo non perché siamo buoni o miti, ma perché crediamo che questa idea della complementarietà delle parti sociali è quella che si adatta meglio alla realtà […] Abbiamo scoperto che governare è più difficile di quello che pensavamo, che le risorse fiscali sono finite e le richieste sociali infinite, che la burocrazia ha una vita propria e che la macroeconomia ha delle regole ingrate ma obbligatorie”.
Dopo il suo discorso divenuto virale su Internet nel giugno del 2012, crebbero le critiche interne al suo partito, le accuse erano di predicare in un modo e di governare in un altro, non riuscendo a porre dei limiti all’avanzata del capitalismo delle multinazionali nel suo paese.
Mujica con estrema umiltà riconosce che non può porre dei limiti al Capitalismo “L’Economia non crescerebbe altrimenti, è un problema filosofico. Non posso risolvere questa cosa come Governo. Anche io sono prigioniero di questo sistema. […] e se provassi a imporre alla mia gente il mio modo di vivere mi ucciderebbero. […] Il mio obiettivo è di lasciare un Uruguay un po’ meno ingiusto, di aiutare i più deboli e creare un modo nuovo di fare politica”.
E ancora nel gennaio 2014 Pepe esprime la sua visione, riconoscendo nel capitalismo la “gallina dalle uova d’oro”, il sistema che genera ingiustizie, ma senza il quale non vi sarebbe nemmeno la ricchezza per cercare di porvi rimedio. “Questo è il dilemma nel quale ci troviamo” […] il capitalismo “serve per generare le condizioni per un mondo che sia migliore, e questo è un processo lungo. Se ora seppellisco il capitalismo non ho nulla con cui sostituirlo, nell’immediato, per generare ricchezza. Allora, in nome dei pur bellissimi principi che posso avere, cosa ho da dare alla gente?”
Insomma, Josè Alberto Mujica Cordano ha gli stessi dilemmi e vive le stesse contraddizioni che abbiamo noi gasisti quando manifestiamo contro le centrali a carbone e poi acquistiamo l’energia elettrica da Enel (fate il contratto con Trenta!), quando gridiamo contro i cambiamenti climatici e tutti i giorni ci rechiamo al lavoro con la nostra autovettura a gasolio, quando invochiamo il cibo sano e biologico e poi ingurgitiamo qualsiasi cosa ci mettano sotto al naso alle feste di paese, quando ….
Però, piano piano, qualche cosa facciamo …. Il Presidente Mujica versa il 90% del suo stipendio al partito e di questo una quota confluisce in un fondo che finanzia le imprese familiari; inoltre ha creato un fondo governativo, il FONDES, che eroga finanziamenti per imprese cooperative autogestite. Secondo Pepe l’autogestione diffusa della produzione è infatti una “valida alternativa al mercato capitalista”.
Non è forse quello che vogliamo fare anche noi con la PDO?
Buone riflessioni!
BUON CAMBIAMENTO, E TANTI ORTAGGI BUONI PER TUTTI.