Lo scenario nella Pianura Padana è noto.
Da un lato riscontriamo l’inarrestabile impoverimento dei terreni e il crescente inquinamento delle falde, spinti dalle monocolture e dagli allevamenti intensivi sostenuti, negli ultimi decenni, da una Politica Agricola Comunitaria cieca. Un effetto collaterale non trascurabile è la cessazione delle attività agricole, a favore di ben più remunerative attività immobiliari (leggasi cementificazione più o meno selvaggia).
Dall’altro lato, troviamo una classe politica nostrana allo sbando, pronta a cavalcare le mode del momento più per opportunità che per ideologia e che, dallo scoppio della crisi, sempre più spesso si riempie la bocca di parole che nell’immaginario identificano e qualificano queste mode: sostenibilità, filiera corta, consumo locale… (Per carità, non vogliamo fare un unico fascio di tutta quest’erba!).
In mezzo, ci sta chi questa presunta moda del momento la vive tutti i giorni: piccoli agricoltori rispettosi della terra, che resistono, spesso anche senza sostegni dall’alto, semplicemente perché la amano; consumatori attenti e solidali, organizzati in GAS; promotori di Distretti di Economia Solidale, che perseguono in modo critico e costruttivo un’economia diversa da quella del profitto individuale. In questo caso, l’effetto collaterale è che molti di questi soggetti non economici sentono il desiderio e la necessità di avviare o sostenere imprese etiche e solidali, legate al proprio territorio. L’obiettivo è abbattere le barriere che separano il mondo della produzione da quello del consumo, per costruire un’economia diversa, rispettosa dell’ambiente e dell’uomo.
Ecco, questi soggetti oggi chiedono di essere partecipi delle scelte, per evitare di perpetrare lo scempio del territorio e lo svilimento della dignità di moltitudini di persone.
Con queste finalità, il Coordinamento Lombardo per il Cibo, che vede partecipi vari soggetti dell’economia solidale della nostra regione, si è incontrato lo scorso 13 ottobre a Milano in occasione della manifestazione Kuminda, trovando la partecipazione di alcuni rappresentanti delle istituzioni regionali – le erbe fuori dal fascio – con le quali immaginare un percorso condiviso di definizione delle future politiche di sviluppo rurale. Ma anche a Roma si stanno muovendo…
Se son rose, fioriranno; se saranno coltivate e curate col metodo biologico, saranno anche rispettose dell’ambiente…