“Salve a tutti.
Qui siamo vivi e vogliamo andare avanti.
Chiediamo a tutti non una mano, ma l’opportunità di rialzarci con il nostro lavoro. La mia stalla, come altre venti, porta il latte alla Cooperativa Sociale La Cappelletta, grazie alla quale ogni giorno produciamo centinaia di forme di Parmigiano Reggiano – simbolo della nostra tradizione – e con grande sforzo vorremmo continuare a farlo. A causa del sisma, il magazzino di stagionatura ha subito gravi danni. Per poter ripristinare il magazzino è necessario vendere il parmigiano.
Con questa e-mail chiediamo comprensione e solidarietà, ma soprattutto un aiuto. Inizio la raccolta di tutti gli ordini di chi volesse acquistare il nostro parmigiano”.
Questo appello veniva lanciato dall’Azienda Agricola Casumaro di Bomporto (MO) al GAS Filiera Corta dell’Arci di Modena; da quest’ultimo veniva rimbalzato, attraverso i contatti della rete GAS nazionale, ai gruppi della zona.
Nell’arco di un paio di settimane i caseifici sono stati letteralmente sommersi da ordinativi e si sono visti costretti a bloccare la raccolta di nuovi ordini. La risposta all’appello di solidarietà è stata davvero estesa; d’altro canto, non si può escludere che qualcuno abbia cercato di cavalcare il momento per interessi personali.
Come GASista mi sono trovato a riflettere su due aspetti: primo – l’appello è stato colto in modo rilevante da persone esterne al GAS, che hanno ritenuto di utilizzare questa modalità come strumento per veicolare il proprio ordine; secondo – i caseifici hanno deciso di rivolgersi al mondo del consumo critico, probabilmente prima di rivolgersi agli abituali canali di vendita (la Grande Distribuzione Organizzata di super e ipermercati è arrivata, ma un po’ dopo).
Possibile che serva un terremoto per far capire a consumatori e produttori che un rapporto diretto e solidale è possibile e auspicabile, in qualsiasi momento?
I GASisti compiono quotidianamente gesti di solidarietà attraverso i propri acquisti, semplicemente sostenendo un circuito economico che conoscono, basato sulla tutela del territorio, la dignità del lavoro, il rispetto della natura, la qualità dei prodotti. Si tratta di scelte di solidarietà che non possono prescindere da un rapporto di fiducia e conoscenza dei produttori; si chiama filiera corta, appunto, non tanto e non solo sulla scala delle distanze misurate in chilometri.